copertina

Pillole situazioniste


SAGGIO (2005)
Malatempora
prima edizione

Situazionismo in pillole - Recensione di Gianfranco Manfredi

Diffido degli aforismi. Sembrano illuminare, in una breve frase, spesso paradossale, una verità. Ma si tratta solo del luccichio ingannevole di una prosa brillante. A volte confermano, altre volte (con la stessa, suprema indifferenza) smentiscono dei radicati luoghi comuni. Quasi sempre la stessa frase girata al contrario ha lo stesso risultato: fa sorridere e pare si tratti del sorriso dell'intelligenza, ma che intelligenza è quella puramente confermativa: “Ah, sì, è vero”?
Quelli riportati da Marco Sommariva in Pillole Situazioniste (Malatempora editrice, pagine 128, prezzo 10,00 euro) però non sono aforismi, sono profezie: “Se distruggiamo ogni piacere nel corso della vita, quale specie di futuro ci prepareremo? Se non si sa godere per il ritorno della primavera, come faremo a essere felici in un'utopia che ci risparmi il lavoro?” (George Orwell). La prosa è aspra, molto poco melodiosa. Non ci viene data una risposta, ci viene posta una domanda. Questa è la prosa delle profezie. Non ci viene da ridere quando leggiamo una frase così.
Diffido anche delle citazioni esemplari. Quando da ragazzo preparavo la mia tesi di laurea su un grande padre del pensiero anarchico, Jean Jacques Rousseau, il mio professore mi raccomandò di non eccedere, appunto, in citazioni esemplari. Il senso di una frase, di un ragionamento, di una presa di posizione, va visto nel suo contesto, diceva. Giusto. Ma quando si legge: “Siamo vittime della pestilenza del ventesimo secolo. Questa volta non si tratta della Morte Nera, ma della Vita Grigia. (Aldous Huxley). Quando si legge una frase così, il contesto non c'è bisogno di esplicitarlo: è la nostra vita, il contesto. E le risposte stanno nelle scelte di vita dei libertari d'ogni epoca. Le conosciamo e impariamo ogni giorno a riconoscerle.
Omissioni? Be', qualcuno magari potrà osservare che tra gli autori citati da Sommariva, ne mancano alcuni che del resto solo a forza potrebbero essere infilati tra i “situazionisti” (comunque li si voglia definire). Eppure, mi tornavano alla mente, alcuni di questi apparenti esclusi, mentre leggevo gli inclusi. Per esempio Kropotkin quando in Memorie di un rivoluzionario racconta di una riunione clandestina dell'Internazionale in Svizzera. C'erano da discutere questioni vitali per il movimento europeo. Ma arriva all'improvviso un compagno che ha un problema tutto suo: deve finire una traduzione entro il giorno dopo, altrimenti non lo pagano. Tutti gli illustri membri dell'Internazionale presenti, all'istante depongono le discussioni strategiche e si mettono a finire la traduzione del compagno, un capitolo a testa.
Ci ho ripensato leggendo, sempre di Huxley: Sono molto imbarazzato perché ho lavorato per quarant'anni, studiando di tutto, facendo esperienze, viaggiando per il mondo, e tutto quello che posso dirvi è soltanto di essere un po' più gentili l'uno con l'altro”. Mi sono anche tornati in mente i capitoli non romanzeschi e dunque non letti (in genere) di Guerra e Pace di Tolstoj. Eh sì, lo so che c'è chi storce il naso, anche tra i libertari, sul suo anarchismo pacifista ed evangelico, sul quale si ha ben diritto di nutrire delle perplessità. Però andatevi a rileggere i suoi sarcasmi sulle spiegazioni storiografiche delle cause delle guerre napoleoniche, delle sue vittorie e delle sue sconfitte. Non importa che Tolstoj non ci sia tra gli autori della raccolta.
C'è lo stesso nelle parole degli altri. In modo implicito: “La guerra tra popoli e classi è stata sinora il principale strumento con cui l'uomo ha programmato e prodotto miseria.” (Ivan Illich). Oppure in modo esplicito: “C'è un vecchio problema cui si è interessato anche Tolstoj, se la storia sia fatta da grandi individui o se la storia sia fatta da grandi inconsce spinte di movimenti economici e sociali che sono più grandi degli individui.
Così Napoleone è semplicemente uno trasportato da questa onda invece di essere il leader. (Hakim Bey). Oppure in un modo spiazzante che ci mette tutti di fronte allo stato delle cose, o meglio alla riduzione a “cosa” dei rapporti umani: Quelli che parlano di rivoluzione e di lotta di classe senza riferirsi esplicitamente alla vita quotidiana, senza comprendere ciò che c'è di sovversivo nell'amore e di positivo nel rifiuto delle costrizioni, costoro si riempiono la bocca di un cadavere.” (Raoul Vaneigem). Pillole utilissime a rimettersi in forze.  

Gianfranco Manfredi
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Manfredi